Global Bioenergy Perspectives: i feedstock per i biocarburanti e le specie invasive Uno studio recente dell’UNEP mette in evidenza i rischi di adottare specie invasive come feedstock per i biocarburanti senza valutare e monitorare il loro impatto sulla biodiversità. Le specie invasive sono tendenzialmente interessanti come biomassa in virtù delle loro caratteristiche come la crescita rapida, la tolleranza a varie condizioni di terreno e clima, e la resistenza a insetti infestanti e a malattie. Questo è in particolare il caso dei biocarburanti di seconda generazione perché possono essere prodotti da un’ampia gamma di feedstock ligneo-cellulosici a crescita rapida o da oli vegetali non-commestibili, molti dei quali sono sulla lista di specie potenzialmente invasive, come Arundo donax, Panicum virgatum e Prosopis spp. La storia di Porsopis insegna. Varie specie di questo albero sono state introdotte in Australia, Asia e Africa per essere usate come fonte di legna da ardere e mangime e anche per fornire ombra, migliorare la terra e ridurre l’erosione. Ma quando la domanda di Porsopis è crollata, molte piantagioni sono state abbandonate senza una gestione adeguata o un programma di sradicamento. Porsopis copre ormai molti milioni di ettari in vari paesi dell’Africa, con un forte impatto sui pascoli e sui modi di vita pastorali tradizionali. Le dense boscaglie hanno soppiantato le specie locali e ridotto le quantità di acqua nei fiumi e nel terreno in molte aree. | |